marianna
calogero
Milano
Aumento degli arti superiori - Complicanze - Caso cliniso
AUMENTO DEGLI ARTI SUPERIORI Trattamento delle complicanze – Caso clinico M. Calogero Fondazione “VULNUS” Ricerca Scientifica – Istituti Clinici – Milano INTRODUZIONE La mioplastica di aumento degli arti superiori è una procedura chirurgica che permette di aumentare il volume muscolare mono o bilaterale per una ricostruzione estetica nelle ipoplasie per esiti di trauma neuromuscolare, nelle neuropatie, nelle paralisi, nelle lesioni iatrogene, nelle malformazioni, nelle asimmetrie o per un miglioramento puramente estetico in quei casi in cui non si riesce, nonostante l’attività sportiva, a raggiungere il volume e il tono desiderato. Presentiamo un caso di mioplastica di aumento bilaterale con protesi dei bicipiti e tricipiti brachiali e trattamento delle complicanze a breve termine. MATERIALI E METODI In anestesia locale e sedazione cosciente il paziente è posto in decubito supino con le braccia distese. Per il trattamento dei bicipiti l’incisione viene fatta alla piega ascellare anteriore, 2 cm dal bordo del gran pettorale alla sua inserzione al margine anteriore della clavicola. Reperita la fascia muscolare viene aperta con una incisione parallela a quella cutanea. Con lo scollatore smusso a mezza oliva Calogero viene sollevata la fascia nell’area pianificata e, dopo impianto ed iperespansione skin expander di uguale volume iperdisteso, viene impiantata la protesi. Dopo aver lateralizzato il paziente con il braccio piegato sul torace, per il tricipite viene eseguita l’incisione sulla proiezione del capo lungo inserito alla tuberosità glenoidea della scapola e viene eseguita la stessa procedura. La sutura fatta su tre piani in nylon 3/0 viene medicata con steri strip. Un bendaggio elastocompressivo con tensoplast, che verrà rimosso dopo 10 gg, manterrà le protesi in sede. Per ottimizzare il risultato, se c’è indicazione, si può associare un lipofilling o una lipoaspirazione. Il recupero richiede una limitazione dell’attività degli arti per almeno 2 settimane e la piena ripresa, anche sportiva, dopo 2 mesi. Presentiamo il caso clinico di un giovane di aa. 35, laureato, che si è sottoposto per anni a diete e che, nonostante una attività sportiva mirata allo sviluppo dei muscoli brachiali, non ha mai raggiunto il risultato sperato. All’esame obiettivo un modesto ipotono con uno sviluppo muscolare sufficiente consigliano di affidarlo per un breve periodo da uno psicologo per valutare la possibilità di un disturbo dismorfico perchè “E’ più importante sapere che tipo di persona abbia una malattia che sapere che tipo di malattia abbia una persona” Ippocrate di Kos CONCLUSIONI Se la scelta della tecnica pianificata è ben eseguita, se gli impianti sono adeguati e i pazienti ben selezionati, la percentuale degli esiti indesiderati è drasticamente ridotta e limitata ad uno spostamento delle protesi o ad una fibrosi capsulare serrata. Rimane comunque la possibilità di eventi imprevedibili comuni a tutte le chirurgie e in particolare agli impianti protesici.